TAVOLO שֻׁלְחֵָן (Shulchàn)

TAVOLO שֻׁלְחֵָן (Shulchàn)

19 Marzo 2023 Off Di Hora Aboav

TAVOLO שֻׁלְחֵָן (Shulchàn)! Ma anche DESCO! Un mobile ma anche tanto altro. Non se ne conosce l’origine ma la sua radice viene considerata ש ל ח (Shin-Làmed-Chet) che ci allontana immediatamente da un senso di immobilità infatti si muove nel territorio dell’inviare, spedire, mandare, congedare, spostare da un luogo all’altro fino a liberare. Chi non ricorda la bella espressione di Esodo 7,16 spesso cantata negli Spiritual dagli schiavi afro-americani:

שַׁלַּח֙ אֶת־עַמִּ֔י 

(Shallàch et-‘ammì)

«Lascia andare (libera) il Mio popolo»!

La prima volta[1] che appare questo termine nella Toràh è un TAVOLO di legno d’acacia rivestito d’oro che verrà trasportato con l’ausilio di stanghe anch’esse di acacia e poi rivestite d’oro.

«E metterai (darai) sul TAVOLO il PANE di PRESENTAZIONE [2] davanti a Me (al Mio cospetto) sempre (in continuazione)».[3]

וְנָתַתָּ֧ עַֽל־הַשֻּׁלְחָ֛ן לֶ֥חֶם פָּנִ֖ים לְפָנַ֥י תָּמִֽיד

Venatattà ‘al-hashulchàn lèchem panìm lefanày tamìd)

Questo tavolo assicurava la prosperità del popolo ebraico. Era situato presso la parte settentrionale della camera esterna del Mishccàn (Il Santo). Sui suoi ripiani-vassoi erano posati costantemente12 pani, posti su due colonne di sei piani ciascuna. I pani venivano preparati di venerdì e collocati sul tavolo di Shabbàt, quando venivano distribuiti ai Sacerdoti i pani della settimana prima ancora fragranti. Intorno al tavolo dei pani di presentazione vi era una cornice e sopra vi si trovava una זָהָב זֵר (Zer zahàv) BORDURA D’ORO, simbolo della corona reale d’Israele[4]

Nel nostro immaginario lo שֻׁלְחֵן (Shulchàn) di legno sostiene; ma in effetti è un elemento che favorisce l’aggregazione e la spiritualità fin da subito.

C’è una fase del Seder di Pesàch (Pasqua) che ricorda l’inizio del pasto, usando la formula שֻׁלְחָן עוֹרֵך (Shulchàn ‘orèch) SI CENA [5] con l’invito di mangiare con gioia “il tuo pane” e di bere con cuore buono, lieto “il tuo vino”.

I nostri Saggi hanno sempre ritenuto che la nostra tavola sostituisse il nostro Altare. Le preghiere hanno sostituito i sacrifici ma anche le nostre cerimonie intorno al desco familiare santificano e ripropongono quegli atti antichi attraverso le benedizioni del pasto. Non manca nel sottofondo il fuoco che trasforma gli alimenti in cibo nutriente e non solo dal punto di vista alimentare ma anche da un punto di vista della condivisione e sociale.

Non è un caso che שֻׁלְחָן (Shulchàn) abbia lo stesso valore numerico 388 di הֶפְגֵשׁ (Hefghèsh) INCONTRO, sinonimo del vocabolo più usato פְּגִישָׁה (Peghishà).

Leggo של חן: שֶׁל חֵן (Shel chen –  suono gutturale) DI GRAZIA.

Si può trovare שֻׁלְחָן anche con la scrittura piena, cioè con la ו e il plurale è irregolare perché pur essendo un nome maschile usa la forma femminile שֻׁלְחָנוֹת (Shulchanòt) TAVOLI.

Ai giorni d’oggi possiamo usare questo vocabolo in spazi quotidiani che possono includere anche la politica o la collettività, per esempio: TAVOLO DELLE TRATTATIVE שֻׁלְחָן מַשָֹּא וּמַתָּן (Shulchàn massà umattàn). L’augurio più vero è che si concludano solo accordi di pace.


[1] Esodo 25,23.

[2] Lett. pane di facce. In ebraico si usa il pluralia tantum per פָּנִ֖ים anche se esiste il singolare פָּנֶה (Panèh).

[3] Esodo 25,30.

[4]Vedi l’inserto sul Mishccàn in Esodo, Edizione Famiglia Haggiag MAMASH).

[5] lett. Tavola imbandita, preparata.