MALEDIZIONE מְאֵרָה (Meeràh)

8 Settembre 2024 0 Di Hora Aboav

MALEDIZIONE מְאֵרָה (Meeràh)! Poetico אֶרֶר (Èrer)!

Noi siamo abituati a tradurre MALEDIZIONE con il termine קְלָלָה (Kelalàh), la cui porta e significante è קַַל (Kal) LEGGERO, FACILE[1]. Quello che è chiaro è che ambedue i termini esprimono il contrario di BENEDIZIONE בּרָכָה (Berachàh). Hirsch[2] insegna che ק ל ל è più legata alla materialità dell’uomo mentre א ר ר manifesta un’invettiva contro qualità interiori e spirituali. Approfondiamo.

וַאֲבָרֲכָה מְבָרְכֶיךָ וּמְקַלֶּלְךָ אָאֹֹר

(Vaavàrachà mevàrechècha umekallelchàh aòr).

«Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò».

Se prendiamo in considerazione proprio la voce אָאֹר che esprime il futuro nella prima persona ci offre un esempio eclatante di quanto la lingua ebraica insegni a riflettere su ogni parola a livello subliminale. Chi potrebbe non vedere la vicinanza con il futuro  אאורdella radice א ו ר dalla quale deriva con evidenza LUCE אוֹר (Or)? La MALEDIZIONE מְאֵרָה (Meeràh) è l’allontanamento dalla luce, presenza e provvidenza divina.

Nelle radici א ר ר eק ל ל  è evidente una germinazione delle due lettere finali che ci suggeriscono un’attenzione– antidoto per riflettere continuamente sulle nostre azioni , pensieri e parole per non dover incorrere nella maledizione divina. La ל insegna e l’apprendimento è in campo e la ר discerne tra ciò che ci degrada e ciò che ci permette di crescere. L’una parola accompagnata dalla dimensione unificante della א e l’altra dalla distinzione del sacro ק che altresì unifica e allinea. Non per caso sia la ק che la א valgono 1 nella piccola numerazione.

Per omofonia MALEDIZIONE מְאֵרָה (Meeràh) mi fa considerare il suono del termine מְעָרָה (Me’aràh) CAVERNA, GROTTA. Una possibilità di poter penetrare nel senso più ancestrale e intimo e scoprire la nostra luce ma anche i nostri fantasmi in ombra.

Nella parashà di כִּי- תָבוֹא (Chi tavò) « QUANDO GIUNGERAI (entrerai)» nel paese…[3]leggiamo dodici maledizioni מְאֵרוֹת (Meeròt) che vengono introdotte dalla parola אָרוּר (Arùr) MALEDETTO.[4]Ogni maledizione deve essere sigillata dall’Amèn del popolo.

La prima volta che viene usato אָרוּר (Arùr) MALEDETTO nella Toràh è nei confronti del serpente[5].

כִּי עָשִׂיתָ זֹּאת אָרוּר אַתָּה מִכָּל־הַבְּהֵמָה וּמִכֹּל חַיַּת הַשָּׂדֶה

(Chi ‘asìta zot arùr attàh miccol-habehemàh umiccòl-chayyàt hassadèh).

«Poiché hai fatto questo, che maledetto tu (sia) tra tutte le bestie e gli animali del campo».

In questo verso è esplicito il commento di Hirsh: א ר ר è vicino a ע ר ר legato alla solitudine e alla desolazione, senza l’accompagnamento degli altri e senza legame con il futuro. In breve, senza gioia e fioritura. Senza sviluppo. L’uomo invece dopo la grande trasgressione, produrrà che la terra sarà maledetta dal Signore a causa sua e gli sarà decretata la punizione di duro lavoro per poter nutrirsi dei suoi frutti.

אֲרוּרָה הָאֲדָמָה בַּעֲבוּרֶךָ

(Aruràh haadamàh ba’avurecha).

«Maledetta la terra (il suolo) a causa tua»!

Ricordo che a Purìm si usa cantare אָרוּר (Arùr) MALEDETTO nei confronti del perfido Hamàn e tutti noi pensiamo ad Amalèk.

Quanta responsabilità abbiamo nei confronti del cosmo intero! Mi atterrisce riflettere sulla parola MALEDIZIONE מְאֵרָה (Meerà   246) perché è buia e piena di sofferenza speculare. Parole martellanti possono inscriversi dentro di noi senza che noi ce ne accorgiamo: אֲנִי לֹא סוֹלֵחַ לְךָ (Anì lo solèach lechà 246) IO NON TI PERDONO!

Dobbiamo stare molto all’erta e non maledire nessuno che primariamente in italiano vuol dire proprio “dire male”. Il male può sempre essere vinto dal “benedire”.


[1] A mio avviso queste qualità sono riconoscibili in questo caso, come qualità difettive e superficiali.

[2] Il Rabbino, commentatore della Toràh Samson Raphael Hirsch

[3] Deuteronomio 26,1.

[4] Deuteronomio 27, 15-26

[5] Genesi 3,14.