UMILTÀ עֲנָוָה (‘Anavàh)

UMILTÀ עֲנָוָה (‘Anavàh)

19 Agosto 2021 Off Di Hora Aboav

UMILTÀ עֲנָוָה (‘Anavàh)! Qualità rara e difficile da mantenere salda e duratura. Forse è la qualità più ardua da affrontare per il nostro ego. La sua radice è ע נ ו (‘Àyin-Nun-Vav) e raffigura per intero la parola עָנָו (‘Ànav) UMILE, al femminile עֲנָוָה (‘Anavàh). Ecco l’unica volta che appare nella Torà e che si riferisce ad un uomo (Numeri 12,3):

וְהָאִ֥ישׁ מֹשֶׁ֖ה [עָנָו כ] (עָנָ֣יו ק) מְאֹ֑ד מִכֹּל֙ הָֽאָדָ֔ם אֲשֶׁ֖ר עַל־פְּנֵ֥י הָאֲדָמָֽה׃ ס

(In parentesi le diverse forme di scrittura כ (כ ת ב scrivere) di lettura  ק (ק ר א leggere))

(vehaìsh Moshèh [‘Ànav scritto] (Anàv letto) meòd; miccol haadàm ashèr ‘al-pene’ haadamàh:

“E l’uomo Mosè (è) molto umile; (più) di ogni (altro) uomo che (vive) sulla faccia della terra”.

L’UMILTÀ עֲנָוָה (‘Anavàh) ci facilita il compito di raggiungere il timore di Dio come insegnano i Proverbi (22,4). Essa (131) ci conduce VERSO SU (L’ALTO) אֶל עַל (El ‘Al 131) ed è la rappresentazione interiore del CORAGGIO אֹמֶץ (Òmetz 131) perché accade, quando ci si annulla, di operare nel nome di Hashèm. Come asserisce Rav Kotzk, dove c’è l’ego non c’è Dio. Solo quando si comprende che non saremo mai migliore di un altro, non comprenderemo appieno il significato di .עֲנָוָה

L’עֲנָוָה indirizza il nostro interesse verso l’amore per l’altro.

La ע infatti, portata alle estreme conseguenze, diventa esperienza percettiva pura che si apre alle prospettive di speranza della נ. Essa è alle prese di un moto perpetuo. La ו mantiene il tutto in grande sinergia come fa nel Tetragramma e accoglie la ה in fine di parola che suggella la presenza della spiritualità e del divino. 

Con le stesse lettere della radice ע נ ו (‘Àyin-Nun-Vav) possiamo comporre un’altra radice, suo anagramma: נ ו ע che ci introduce nel tema del MOVIMENTO תְּנוּעָה (Tenu’àh).

Queste tre lettere  ע נ וnell’ordine dell’essere umile corrispondono anche nella forma combinatoria del sessantatreesimo nome di Dio  pur trascendendo qualsiasi suo significante. Meditare su di esso, come insegna la mistica ebraica, sviluppa in noi il senso vero dell’apprezzamento: ci concede la consapevolezza di possedere veramente tutto e di riconoscere di esistere nella Luce.

Permettetemi di terminare con una riflessione che amo di Giacomo Leopardi:

“È curioso a vedere che quasi tutti gli uomini che valgono molto hanno le maniere semplici e che quasi sempre le maniere semplici sono prese per indizio di poco conto.”