
SACRIFICIO קָרבָּן (Korbàn)
SACRIFICIO קָרבָּן (Korbàn)! Hirsh ci invita ad allontanarci dalla parola “offerta” הַגָּשָׁה (Haggashàh) o dal significante di “distruzione” (Chorbàn) חוֹרְבָּן ma riconoscere la הַקְרָבָה (Hakravàh)VICINANZA, DEVOZIONE, ABNEGAZIONE. Troviamo infatti con sicurezza la radice ק ר ב che ci conduce nel tema dell’AVVICINARSI. Era proprio questo il desiderio degli offerenti: L’AVVICINAMENTO AD HASHEM ‘קִרְבַת ה (Kirvàt Hashèm). In Isaia si legge קִרְבַ֥ת אֱלֹקִים יֶחְפָּצֽוּן׃ (Kirvàt Elokim yechpatzùn) La vicinanza di Dio (essi) bramano (lett. brameranno 58,2). Come Maimonide insegna, non può ovviamente esserci un avvicinamento corporeo ma un tentativo di CONOSCERLO. Anche il salmo 73,28 afferma questo concetto: וַאֲנִ֤י ׀ קִֽרֲבַ֥ת אֱלֹקִים לִ֫י־טֹ֥וב “Ma io ho cara la comunione con Dio” (Trad. D. Lattes) Solo la Sua vicinanza non permette di perderci: era a quei tempi questo dedicarGLI spirito e corpo che li manteneva saldi. Come i Maestri insegnano, il corpo era rappresentato dall’animale, accompagnato dal desiderio di servirLO. (Lehakriv) לְהַקְרִיב ELEVARE IN SACRIFICIO può essere tradotto anche con DARSI CON AMORE E VOLONTÀ.Il korbàn è quel sacrificio che non veniva consumato completamente dalle fiamme ma che veniva distribuito fra i familiari, dopo aver tolta la parte dovuta al sacerdote. Sono di questo tipo ovviamente gli SHELAMIM שְׁלָמִים COMPLETI, INTERI dalla radice ש ל ם ed anche l’offerta farinacea intrisa nell’olio, detta MINCHÀH מִנְחָה oggi la denominazione della preghiera del pomeriggio. Noto è il קָרְבָּן פֶּסַח (Korbàn Pèsach) il sacrificio di Pesach chiamato anche זֶבַח פֶּסַח (Zevàch Pèsach), altra denominazione di קָרְבָּן nell’esprimere il ringraziamento nelle festività. È l’’Olàh עוֹלָה OLOCAUSTO che veniva completamente divorata dal fuoco (ע ל ה Salire). Nella parola קָרְבָּן troviamo רַבָּן (Rabban) MAESTRO, EDUCATORE introdotto dalla lettera ק che dona l’energia spirituale e il senso di comunione che troviamo nella sacralità. La ר è il segno augurale che faceva sperare di essere accolti nella dimora divina simboleggiata dalla ב dopo la rettificazione della ן finale. ה֣וּא ׀ יִקְרָ֣א בִשְׁמִ֗י וַֽאֲנִי אֶעֱנֶ֣ה אֹתֹ֔ו (Hu yikrà vishmì vaanì e’enèh otò) Egli chiamerà NEL MIO NOME (invocherà il Mio nome) e Io gli risponderò (lo esaudirò): בִשְׁמִ֗י vale 352 come קרבן. Ho ricordato precetti antichi ma non dimentichiamo che già nelle parole di Osea nel verso 3 del suo ultimo capitolo, introduce un nuovo sistema di incontro col divino attraverso le nostre labbra che sostituiranno i sacrifici con le nostre PREGHIERE תְּפִלּוֹת (tefillòt) וּֽנְשַׁלְּמָ֥ה פָרִ֖ים שְׂפָתֵֽינוּ׃(Uneshallemàh farim (parim) sefàtènu) Noi sostitueremo (ai) tori (buoi) le nostre labbra.>> Rimaniamo VICINI קְרוֹבִים (Kerovìm) anche se a distanza.
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